1939 Talbot-Lago T23 Major 4-Litre Cabriolet
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€252,000 EUR | Sold
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- An elegant open-top “Baby Talbot”
- Offered from over 40 years of enthusiast ownership
- Beautiful condition throughout
- Accompanied by restoration and service documentation
- Un’elegante “Baby Talbot”, con carrozzeria aperta
- Offerta, dopo 40 anni passati assieme, dall’appassionato attuale proprietario
- Buonissime condizioni generali
- Accompagnata da documentazione completa sia del restauro sia della manutenzione
115 bhp, 4,082 cc inline six-cylinder engine with hemispherical combustion chambers and twin Solex carburettors, four-speed Wilson pre-selector transmission, independent front suspension, semi-elliptical leaf-spring rear suspension with a live rear axle, and four-wheel drum brakes. Wheelbase: 3,200 mm
115 cv, 4.082 cc, motore 6 cilindri in linea con camere di scoppio emisferiche, due carburatori Solex, cambio Wilson con preselettore a 4 marce, sospensioni anteriori a ruote indipendenti, posteriori con assale oscillante e balestre semi ellittiche, freni a tamburo sulle 4 ruote. Passo: 3.200 mm
By 1933, despite Talbot-Lago’s racing successes at Le Mans, Indianapolis, and the French Grand Prix, the sales branch in Suresnes was in danger of bankruptcy. In fact, it seemed that Sunbeam-Talbot-Darracq was on its last legs when a young Italian engineer named Anthony Lago was appointed general manager in 1934. After having worked with Sunbeam and Wilson, Lago ultimately found his way to Sunbeam-Talbot-Darracq, which sent him to France in a last-ditch effort to save Automobiles Talbot.
Lago hired an engineer named Walter Brecchia, with whom he created the first Talbot-Lago to be based on a Talbot-Darracq three-litre Type K78. Although these first cars were nicely designed, they were hardly exciting driving machines, as they were ill-suited for racing and had poor platforms for elegant custom coachwork.
Brecchia’s next engine proved to be a brilliant design, however. It was based on the seven main-bearing six-cylinder K78 block, its displacement was increased to four litres, and a new cylinder head was fitted, which dramatically improved both breathing and volumetric efficiency. The engine featured a hemispherical head design, where a valve gear was actuated by a low-set camshaft and crossed pushrods acted through both long and short rocker arms. With twin Solex carburettors, the new six could produce 140 horsepower at 4,200 rpm.
The engine was also remarkably race-worthy, as all three Talbot Lagos in the 1936 French Grand Prix finished in the top 10, putting up a good battle against the Bugattis before mechanical problems slowed them down. The following year, Talbot Lagos came in 1st, 2nd, 3rd, and 5th at the same race. Lago’s dream of producing one of the world’s greatest sports cars was now a reality.
The “Baby Talbot” offered here, chassis number 93615, is a desirable long-chassis Major model that has beautiful Talbot-built cabriolet coachwork. It has been in the family of its present owner, a well-known collector of classic cars, since 1971, when it was acquired from another long-term owner, a prominent architect in Zurich, Switzerland. Over the past few years, a complete restoration was performed by Swiss marque experts, which, along with the car’s history, is well-covered by a collection of accompanying receipts and correspondence. Amongst the work performed was a complete inspection of the wooden body framework, where new pieces were installed through the use of proper kiln-dried ash wood; a rebuild of the transmission; and a new top, headliner, leather upholstery, and carpeting for both the interior and luggage compartment. Trim found throughout the car is beautiful chrome-plated brass. The car has recently been driven by an RM Sotheby’s specialist, who noted that it fired up immediately and drove as expected, without issue.
This elegant and attractive long-wheelbase T23 Cabriolet would be an ideal addition to any collection of fine French sporting automobiles, where it can be enjoyed just much as it has been by its current owner’s family for over four decades.
Nel 1933, malgrado i successi della Talbot-Lago a Le Mans, Indianapolis ed al Grand Prix di Francia, il settore commerciale di Suresnes correva il rischio di andare in bancarotta. Sembrava che ormai non ci fosse più nulla da fare per salvare il marchio Sunbeam-Talbot-Darracq, quando, nel 1934, un giovane ingegnere italiano, Anthony Lago, è stato nominato direttore generale. Dopo aver lavorato sia per Sunbeam che per Wilson, Lago era arrivato alla Sunbeam-Talbot-Darracq per essere mandato in Francia nell’ultimo disperato tentativo di salvare la Automobiles Talbot.
Lago assume un ingegnere, che si chiama Walter Brecchia, assieme al quale crea la prima Talbot-Lago basata sulla Talbot-Darracq tre litri, Tipo K78. Sebbene queste prime auto fossero ben realizzate, erano tutto tranne che eccitanti da guidare, poco adatte alle competizioni e poco interessanti come base per le carrozzerie eleganti, a causa di un telaio non all’altezza.
Il successivo e nuovo motore realizzato da Brecchia, però, si dimostrò degno di nota. Prende spunto dal motore 6 cilindri tipo K78, con albero motore su sei supporti, con cilindrata portata a 4 litri, una testa ridisegnata, con notevole miglioramento dei flussi e dell’efficienza. Il motore era caratterizzato da una camera di scoppio semisferica, dove il movimento delle valvole era comandato tramite un albero a camme posto in basso, abbinato da aste d comando incrociate, mossi da bilancieri di lunghezza diversa. Con due carburatori Solex, il nuovo motore a 6 cilindri sviluppava 140 cavalli a 4.200 giri/min.
Il motore si dimostrò molto valido anche in gara, tanto che le tre Talbot-Lago iscritte al GP di Francia del 1936, finirono tra le prime 10 classificate, dopo una fiera battaglia contro le Bugatti, prima di venire attardate da noie tecniche. L’anno seguente, nella stessa corsa, le Talbot Lago saranno prime, seconde, terze e quinte. Il sogno di Lago di riuscire a produrre una delle vetture sportive più importanti al mondo, era diventato realtà.
La “Baby Talbot” offerta qui, telaio numero 93615, è una delle più desiderabili, avendo il ricercato telaio lungo del modello Major, ed adotta una ben realizzata carrozzeria cabriolet prodotta dalla stessa Talbot. La macchina è stata nella collezione dell’attuale proprietario sin dal 1971, quando era stata acquistata da un altro conosciuto appassionato, architetto di Zurigo, Svizzera, che l’aveva nella sua collezione da molti anni. Nel corso degli ultimi anni un restauro completo è stato effettuato presso un esperto svizzero del Marchio e, assieme alla storia dell’auto, sono disponibili tutte le ricevute e la corrispondenza a riguardo. Tra i lavori a cui la macchina è stata sottoposta, una completa ispezione delle parti in legno della carrozzeria, dove alcune parti nuove sono state montate utilizzando la corretta metodologia del legno di frassino messo ad essiccare, una revisione completa della trasmissione oltre ad un nuovo cielo, rivestimento in pelle dei sedili e moquette sia per poggiapiedi dei sedili sia per il vano bagagliaio. I profili montati sulla macchina sono splendidi lavori, realizzati per la maggior parte in ottone e poi cromati. La macchina è stata recentemente guidata da uno degli specialisti di RM Sotheby’s, che ha notato come il motore parta al primo colpo e come la macchina si comporti come aspettato, si accenda subito, e non abbia alcun problema.
Quest’elegante ed attraente T23 Cabriolet passo lungo sarebbe una aggiunta ideale ad ogni collezione dedicata alla più belle auto sportive Francesi, dove potrebbe essere apprezzata almeno tanto quanto ha fatto, negli ultimi quattro decenni, la famiglia dell’attuale proprietario.